Io spero che la Direzione Pd di domani abbia un esito unitario.
E credo che si debba lavorare per evitare conte e spaccature.
Ma per fare una discussione costruttiva e responsabile dobbiamo, almeno tra noi, non nasconderci dietro un dito, e dirci la verità fino in fondo.
Sul rapporto col M5S, nel Pd ci sono state e ci sono due posizioni: quella di chi ritiene preferibile farci un governo insieme (o dare appoggio esterno a un loro governo), e quella di chi, come me, ritiene invece che sarebbe un grave errore fare una cosa del genere.
La famosa terza posizione (quella “trattiamo e poi vediamo se ci sono o no punti di incontro”) è un espediente retorico: a me pare che chi la enuncia abbia, del tutto legittimamente, già deciso cosa vuole e dove vuole arrivare: vuol trattare per arrivare a un governo coi 5S, o a consentire la nascita di un loro monocolore. Quando parla di trattare, immagina (ripeto, del tutto legittimamente) una trattativa col finale già scritto: l’intesa. Perché questa è la scelta che ritiene più giusta. Ecco, essere netti e espliciti su ciò che si pensa riguardo a questo punto fondamentale non è un gesto divisivo. È un gesto di onestà intellettuale e di responsabilità. E lo ribadisco, credetemi, con un intento chiarificatore, non con un intento polemico.