Su cosa dovremmo discutere nel PD

Provo a dire di cosa secondo me dovremmo discutere, nel Pd e nei dintorni del Pd.

Anche se non c’è un governo, abbiamo di fronte un programma di governo di destra radicale che prevede 100 miliardi di impieghi e meno di 1 miliardo di risorse.

Un programma con un saldo finanziario negativo di 99 miliardi o è un grosso inganno o è un mezzo sicuro per finire in un burrone.

Ci sono proposte reaziomarie sulle tasse, sui vaccini, sul mandato imperativo e sul modo di intendere la democrazia e le sue istituzioni, sulle opere pubbliche, sulla giustizia.

C’è lo sdoganamento del peggior assistenzialismo passivizzante, contro ogni sana cultura del lavoro.

C’è l’inganno del “tutti in pensione prima”, quando sappiamo tutti bene che questo significherebbe perdita di equilibrio nella spesa previdenziale, quindi contributi sociali e tasse più alte, con conseguenze negative sull’occupazione, e con grossi danni per i giovani che un lavoro devono trovarlo, e per chi ancora ha tanti anni di lavoro davanti.

Di fronte a tutto questo il centrosinistra riformista deve fare, in un contesto di rinnovamento che sia anche di comunicazione e di organizzazione, e costruendo una nuova relazione fluida e profonda con i corpi intermedi e con le realtà più dinamiche della società civile organizzata, un’opposizione in grado di mettere in campo alti principi e idee avanzate (e non regressive e nostalgiche) di difesa attivatrice di chi è più debole, di valorizzazione di chi investe creando crescita e buoni posti di lavoro, di lotta alle disuguaglianze, di costruzione di un nuovo protagonismo europeo e antipopulista dell’Italia, di riforma dell’assetto istituzionale dello Stato per dare ai cittadini un potere reale di scelta delle maggioranze di governo.

Dobbiamo rappresentare i più vulnerabili e impauriti meglio che in passato, mettendo in evidenza tutto quanto ci rende nettamente diversi dal pentaleghismo e con esso incompatibili.

Ma dobbiamo rappresentarli in modo onesto, senza cercare, come fanno altri, di fuorviarli con imbrogli, con diluvi retorici, con ricette propagandistiche.

Questo è quello che dobbiamo fare.
E questo è quello che da noi si aspettano i sette milioni e mezzo di italiani che hanno votato per il centrosinistra il 4 marzo e i tanti che presto cominceranno a prendere in considerazione la possibilità di votarlo perché capiranno di essersi fidati di forze inaffidabili e pericolose.

Su tutto ciò dovremo essere capaci di dar vita a una mobilitazione che sia di massa, innovativa, efficace, umile, capace di generare partecipazione virtuosa e empatia.
Chi ha tempo per occuparsi di altre cose, per lo più meschine e inutilmente divisive, lo faccia.
Anticipo che da parte mia non avrà nessuna collaborazione.

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