Insieme al senatore Luigi Zanda, ho espresso profondo stupore relativamente al convegno d’impronta elogiativa svoltosi nei giorni scorsi in Senato per presentare il cosiddetto memoriale di Gianadelio Maletti, alto dirigente dei Servizi segreti coinvolto in alcune delle trame più torbide della strategia della tensione in Italia. Nel 1987 insieme ad Antonio Labruna fu condannato in via definitiva per aver favorito la fuga all’estero di attivisti dell’estrema destra vicini a Franco Freda. Egli stesso per sottrarsi alla giustizia italiana era nel frattempo scappato in Sudafrica, dov’è morto da latitante. La sua biografia è esemplare solo nel senso che è un esempio di come non si serve lo Stato e di come non si deve stare nelle istituzioni democratiche. Non può passare l’idea che in Senato si possa dare ospitalità a qualsiasi cosa. La tormentata storia del nostro Paese esige più prudenza e maggiore rispetto.