“Si discute a fondo in questi giorni delle regole disciplinanti i referendum a causa delle novità prodotte dalla possibilità di sottoscriverli digitalmente. La mia opinione di Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato è che tra democrazia rappresentativa e istituti di democrazia diretta debba esserci equilibrio e integrazione. La spinta popolare è un bene prezioso e il Parlamento deve difendere la propria centralità in primo luogo uscendo dall’immobilismo che spesso lo porta a non legiferare su grandi questioni molto sentite dai cittadini. Dopodiché è evidente che sono necessarie delle innovazioni affinché le regole siano nel complesso ben bilanciate, senza scompensi. A tal fine ho depositato in questi giorni dei disegni di legge che prevedono tre riforme: vaglio di ammissibilità anticipato da parte della Corte Costituzionale, riguardante non solo i quesiti in sé ma anche la normativa di risulta prodotta dall’eventuale successo della proposta di abrogazione; innalzamento da 500 a 800mila delle firme per il referendum; abbassamento del quorum di validità del referendum dalla maggioranza degli aventi diritto alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni politiche, in modo da difendere la democrazia referendaria dal potere abnorme e improprio esercitabile dall’astensionismo di comodo. A proposito del numero di sottoscrizioni, mi preme ricordare che il Costituente indicò nel 1946-47 una quota corrispondente a circa il 2% dei componenti del corpo elettorale del tempo, pari a 28 milioni di persone. Oggi che gli aventi diritto al voto nel nostro Paese sono 47 milioni, 800mila firme rappresentano, in proporzione, una scelta sostanzialmente uguale a quella di 75 anni fa”.