“MACRON’S DEFENSE OF DEMOCRACY”. È il titolo di un importante editoriale del “New York Times” di oggi sull’intervento del Presidente francese al Parlamento europeo. Un pezzo su cui meditare. Macron ha guardato in faccia la realtà: in Europa è in atto uno scontro tra due diverse concezioni di democrazia, una autentica e una farlocca. Da una parte le democrazie liberali e rappresentative, dall’altra le democrazie autoritarie. Queste ultime vengono chiamate “democrature” perché sono per metà democrazie e per metà dittature. La democratura c’è già in Ungheria e in Polonia, e, alle porte dell’Ue, in Turchia e in Russia. Forze estremiste creano un rischio di democratura in altri Paesi del nostro continente. Per non scivolare nella democrazia autoritaria, sostiene Macron, va rafforzata l’autorevolezza della democrazia. E va creata una nuova sovranità europea. Non ci si può distrarre. Non si può essere imbelli. Ha detto: “Non voglio appartenere a una generazione di sonnambuli dimentica del proprio passato, ma a una generazione decisa a difendere con forza la propria democrazia”. L’editoriale del “NYT” nota poi che dopo la sconfitta della Le Pen per mano di Macron era sembrato che in Europa “l’ondata di illiberalismo” dovesse tornare indietro. Ma i risultati delle elezioni italiane e ungheresi, chiosa, hanno cambiato il quadro. Che non è diverso negli Usa dopo l’affermazione di Trump. Su questo tasto sta battendo Madeleine Albrirght, l’ex ambasciatrice all’Onu e ministro degli esteri degli Usa di Clinton. Conclusione: “Se un presidente francese quarantenne e un ex ministro degli esteri americano ottantenne suonano entrambi l’allarme, c’è da sperare che i sonnambuli si sveglino”.