L’esplosione del debito degli anni ’80 pare non aver insegnato nulla

Lasciatemi fare una riflessione seria e abbastanza sconfortante, tra storia e attualità.
Negli anni ’80, il decennio della più grande esplosione novecentesca del debito pubblico italiano in tempo di pace, i cinque partiti della maggioranza di allora ottennero il 56% dei voti nelle politiche del 1983, il 55% in quelle del 1987, il 57% nelle regionali del 1990.

Il debito pubblicò crebbe dal 53% del pil del 1980 al 96% nel 1990: era sceso dal 44 al 30% tra il 1946 e il 1960; aumentato dal 31 al 35% tra il 1961 e il 1970; cresciuto dal 35 al 55% tra il 1971 e il 1979.
Lo SFASCIO DELLA FINANZA PUBBLICA DEGLI ANNI ‘80, che ha zavorrato l’economia nazionale nei successivi decenni, ebbe luogo in mezzo ad ampi consensi per chi lo stava producendo.

All’epoca, gli elettori sembrarono preoccuparsi solo del presente, e non del loro futuro a medio termine, né del prezzo enorme che a causa dell’eccessivo accumulo di debito pubblico avrebbero pagato i loro figli e i loro nipoti.
Pensavamo che questa lezione non sarebbe mai stata dimenticata.
Invece dobbiamo constatare che sembra essere stata dimenticata alla grande.
Credo che tutti coloro che amano il nostro Paese abbiano il dovere di pensare anche al futuro e di ricordarla ogni giorno a chi l’ha rimossa.

Post scriptum

Si tenga presente che tra il 1980 e il 1990 il debito pubblico salì dal 21% del pil al 35% in Francia; dal 30 al 41% in Germania; dal 32 al 55% negli Usa; dal 40 al 49% in Giappone; dal 34 al 66% in Canada; mentre scese dal 41 al 27% nel Regno Unito.
In nessun Paese del G7, ad eccezione del Canada, dove comunque il livello di partenza era di venti punti inferiore a quello nostro, successe quel che successe in Italia.

Articoli scritti da dpadmin

Commenta