QUOTA 100 E REDDITO DI CITTADINANZA, LE CONTROPROPOSTE DEL PD
Questo è un articolo di approfondimento utile per chi è veramente interessato al tema “cosa farebbe il Pd se fosse al governo”.
Non è breve e non sarà di alcuna utilità per chi sui social si diverte con polemiche e battutine da quattro soldi.
Vediamo.
Con Quota 100 e Reddito di Cittadinanza il governo spende 15 miliardi. E li spende male: primo, perché compie delle ingiustizie trascurando le esigenze di chi è più a disagio; secondo, perché non mette in campo niente per il lavoro e gli investimenti (incentivi, opere pubbliche ecc.), cioè non fa niente di quel che servirebbe per contrastare la recessione in atto; terzo, perché li spende a debito, ponendo oneri gravosi sulle spalle dei più giovani e dei non ancora nati.
Lunedì si comincerà a votare in Senato sul Decretone, e il Pd ha definito, sotto forma di emendamenti, le sue CONTROPROPOSTE.
Siamo partiti da una domanda: dovessimo spendere 15 miliardi per povertà, lavoro e pensioni, come li utilizzeremmo noi?
Sulle pensioni non pensiamo sia giusta la decisione del governo di penalizzare i più deboli (disoccupati, malati, donne e giovani con versamenti contributivi discontinui).
Noi proponiamo di AIUTARE I PIÙ DEBOLI. Esempi.
È UN’INGIUSTIZIA che una persona sana di 62 anni, con un lavoro e con 38 anni di contributi, possa andare in pensione, mentre non può andarci un 59enne con 39 anni di contributi, disoccupato o con un familiare non autosufficiente da accudire.
È UN’INGIUSTIZIA non fare niente per le donne, che in pochissimi casi hanno 38 anni di contributi, spesso perché hanno dovuto dedicarsi alla famiglia.
È UN’INGIUSTIZIA spendere miliardi e non introdurre la pensione minima di garanzia per i giovani di oggi che arriveranno all’età della pensione di vecchiaia con buchi nei loro estratti conto contributivi: sarebbe equo stabilire che chi va in pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi possa ottenere non meno di 750 euro al mese (e 20 euro in più di 750 per ogni anno di contributi sopra i 20).
Se non faremo questo, avremo tra qualche anno masse di pensionati indigenti (i precari di oggi e di ieri).
A spesa invariata, le nostre proposte ELIMINANO tutte queste ingiustizie.
Per quanto riguarda la lotta alla povertà, riteniamo che il Reddito di cittadinanza (Rdc) sia iniquo, clientelare e un disincentivo al lavoro. Penalizza le FAMIGLIE NUMEROSE, I MINORI e i DISABILI. Taglia fuori gli enti locali, i servizi sociali e il mondo del volontariato, soggetti senza i quali una vera lotta alla povertà non è immaginabile. Noi per eliminare queste ingiustizie proponiamo un diverso impiegp dei soldi disponibili: chiediamo di portare a 3,5 mld la dotazione del Reddito d’inclusione, strumento che non ha nessuno dei difetti del Reddito di cittadinanza, di utilizzare 2 miliardi per rafforzare il sostegno economico biennale (chiamato Naspi) spettante a chi perde il lavoro, stabilendo che, nel caso in cui chi perde il lavoro abbia almeno 50 anni, la Naspi resti a importo pieno per tutti i 24 mesi della sua durata anziché scendere del 3 per cento al mese dopo il quarto mese.
I fondi restanti li utilizzeremmo per ridurre il cuneo contributivo (cioè i contributi previdenziali che sono a carico di datori di lavoro e lavoratori e che determinano la differenza tra lo stipendio netto e quanto complessivamente un lavoratore costa all’azienda). Il cuneo contributivo va ridotto sia al fine di aumentare le buste-paga più basse, sia al fine di ridurre il costo delle assunzioni così da incentivare le aziende a farne di più.
Se la maggioranza fosse davvero interessata al bene comune, su queste nostre proposte, serie e costruttive, aprirebbe un dialogo. Purtroppo temo che non succederà.