Cose brutte. La Polonia sta sempre più allontanandosi dallo stato di diritto e dalla democrazia liberale: dopo la libertà di stampa e l’indipendenza dei tribunali, in pericolo è la libertà di opporsi pacificamente al partito al potere («Diritto e Giustizia» presieduto da Jaroslaw Kaczynski), senza subire abusi da parte delle forze di polizia. Poiché sono in atto delle palesi violazioni della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Ue e del Trattato sull’Ue, la Commissione Europea ha aperto una procedura d’infrazione contro il governo polacco. Ma la preoccupazione per la deriva autoritaria in corso in Polonia, simile a quella che caratterizza l’Ungheria di Orban, non è affatto sufficiente. Bisogna fare di più di fronte alla trasformazione in una «democratura» del sesto più grande Stato europeo (e quinto nell’Ue dopo la Brexit). In un quadro del genere, conta poco che gli estremisti di destra di «Diritto e Giustizia» siano in testa nelle intenzioni di voto per le elezioni in programma l’anno prossimo (con circa il 38%, 15 punti sopra i liberalconservatori di Piattaforma Civica): infatti calpestare le garanzie dello stato di diritto significa manomettere pesantemente, e alla radice, i processi stessi di formazione del consenso.