Tra poco inizierà in Senato il dibattito sulla fiducia al governo Conte.
Mi accingo ad ascoltare il neo-presidente del consiglio con la speranza che ponga fine al silenzio dell’esecutivo sull’assassinio di Soumayla Sacko.
Soumayla era un bracciante e attivista sindacale maliano di 29 anni, da molto tempo regolarmente residente in Italia, impegnato nella difesa dei diritti di persone costrette a lavorare come schiavi, 25 euro o giù di lì per un giorno intero nei campi a raccogliere cipolle o pomodori, per lo più sotto il controllo della ‘ndrangheta.
Sabato, a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, Soumayla Sacko è stato ucciso a fucilate.
Finora né Conte, né il ministro degli interni Salvini, né il ministro del lavoro Di Maio hanno detto una parola in merito.
Questa cosa non è giusta.
Mi auguro che il Presidente del Consiglio decida di rimediare.
Aggiornamento: Pochi attimi fa l’atteso richiamo del presidente del consiglio alla uccisione di Sacko è arrivato. Finiscono 72 lunghissime ore di silenzio non spiegabile. Omaggio alla memoria di Soumayla di tutta l’aula in piedi. Cosa positiva. Ne sono davvero lieto.