La passione politica di Vasco Gianchecchi era semplice, pulita e salda.
Nell’associazionismo come nel partito, il suo essere militante obbediva a regole chiare: dare senza chiedere, lavorare a testa bassa con disinteresse e generosità.
Tanto sudore e mai sotto i riflettori.
Olio di gomito e poche chiacchiere.
Sapeva adattarsi ai compiti più ostici: era il suo modo di testimoniare, sommessamente e senza proclami, l’importanza del gioco di squadra.
Personalmente ho incontrato Vasco al principio degli anni Novanta, durante la Festa de l’Unità nella “sua” Petroio, poi per quasi vent’anni ci siamo ritrovati insieme nella Festa de l’Unità di San Donato, dove Vasco, alla fine degli anni Novanta (ero allora segretario comunale dei Ds), fu uno dei volontari più determinanti nella ricostruzione e nel rilancio della casa del popolo, portata a nuova vita dopo decenni di abbandono.
Addio Vasco, da te ho imparato cose importanti.
Ti ricorderò sempre con affetto e gratitudine.
A tutti i tuoi cari un abbraccio grande.
Che la terra ti sia lieve.