Il governo Draghi ha giurato. Avrà luogo la prossima settimana il voto di fiducia. Serve che passi subito all’azione su contrasto alla pandemia, aiuti a famiglie e imprese (a partire dal quinto decreto ristori), completamento del Recovery Plan e riforme strutturali collegate. Ci sono rischi oggettivi ma anche non poche opportunità di fare cose utili all’Italia. Personalmente, vedo più luci che ombre. Il Pd, che ha i valori dell”europeismo e della coesione sociale nel proprio patrimonio genetico, deve adesso puntare a lasciare un segno visibile nell’operato del governo caratterizzandosi con grandi battaglie di modernizzazione e di equità nella sanità, nella scuola, nella cultura e nelle politiche ambientali e del lavoro. Mi rincuora poter constatare che all’interno del ministero abbiamo dirigenti pienamente all’altezza di questi compiti.
Sulla squadra di governo è doveroso formulare un giudizio d’insieme perché è del tutto naturale che in un esecutivo di larghe intese, sostenuto da partiti tra loro assai diversi, ci siano anche alcune scelte difficili da digerire. Sono il primo ad avere riserve su ministri come Brunetta e la Gelmini. Ma sarei intellettualmente disonesto se basassi la mia valutazione globale riguardo a un esecutivo di ventitré persone solo su due, tre o quattro designazioni che mi lasciano perplesso (peraltro relative a ministeri senza portafoglio, quindi minori), senza metterle sulla bilancia unitamente ad almeno altre quindici che invece mi paiono di assoluto valore, a cominciare da quelle attinenti a dicasteri primari come Interno, Difesa, Cultura, Giustizia, Lavoro Economia, Scuola e Sanità. Proprio alla luce di ciò la mia valutazione complessiva sulle decisioni promosse da Draghi e da Mattarella è positiva.
Questo Governo andrà ovviamente giudicato in base ai fatti che produrrà e alla capacità che avrà di agire in linea con l’interesse del Paese. Ma mi pare di poter dire che non mancano i presupposti per svolgere un buon lavoro. Le prime indicazioni significative le avremo già nei prossimi giorni con l’esposizione del programma a Camera e Senato.
Detto ciò, sempre in relazione alla composizione della formazione ministeriale, non posso non sottolineare anche il fatto che la mancanza di parità di genere e la evidente sottorappresentanza del Mezzogiorno costituiscono due problemi che non devono essere né ignorati, né rimossi, né lasciati senza risposte concrete.