Economia italiana. Le ragioni di una preoccupazione

Voglio fare alcune pacate considerazioni sugli scenari economici.

Da più parti si annuncia che il Pil italiano crescerà meno del previsto quest’anno e nel 2019 a causa dell’inasprirsi delle tensioni geopolitiche europee e mondiali (rigurgiti protezionisti, dazi) e delle incertezze a livello nazionale, a partire da quelle sulla permanenza nell’euro che di recente hanno fatto salire i tassi di interesse sui nostri titoli pubblici, con costi in incremento per lo Stato, per i cittadini, per le aziende.

Quali sono, in questo quadro, i doveri del governo Conte?

Il governo, per esempio, dovrebbe assumere chiare posizioni anti-dazi, dannose in generale per l’economia globale e in particolare per un Paese esportatore come il nostro.

Ma ciò non sta avvenendo: anzi ci sono ministri che con l’idea dei dazi flirtano apertamente.

L’Italia dovrebbe contribuire ad attenuare le tensioni internazionali.

Purtroppo stiamo facendo il contrario, con una serie di dichiarazioni aggressive che aumentano non il nostro prestigio ma il nostro isolamento.

Infine, nel campo delle politiche economiche interne, servirebbe qualche certezza in più, anche perché rallentamento del Pil significa rischio di manovra di bilancio correttiva e quindi ulteriore riduzione dei fondi disponibili per portare avanti politiche di sostegno alla crescita.

Purtroppo anche su questo fronte stiamo facendo tutt’altro: continuiamo a vedere da una parte il ministro Tria che ricorda la verità, e cioè che non ci sono e non ci sono mai stati i soldi per attuare il programma elettorale, e che è già difficile trovare quelli per non far crescere l’Iva; e dall’altra parte i leader dei partiti della maggioranza che promettono a ruota libera facendo finta che le cose non stiano così.

Sono sinceramente preoccupato.

Dobbiamo augurarci che il governo scelga quanto prima di fare i conti con la realtà.

Sennò, passata l’euforia immotivata che sempre accompagna i primi mesi di vita di un governo, la fase in cui si può dire di sì a tutti su tutto, per le famiglie e le imprese italiane saranno dolori.

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