Cesira Pardini aveva 18 anni quando i nazifascisti il 12 agosto del 1944, sulle colline di Sant’Anna di Stazzema (Lucca), trucidarono 560 persone inermi. Quel giorno, in località Coletti, fu tra le prime ad accorgersi dell’arrivo dei nazisti, guidati in loco dai fascisti repubblichini. “Ci hanno spinto contro il muro, con botte tremende. Con me c’era mamma con la mia sorellina Anna di 20 giorni, Adele di 4 anni, Maria di 16 e Lilia di 10. Spararono alla mamma che mi cadde addosso e morì. Avevano colpito anche me e il dolore era tremendo”, raccontava Cesira. La madre e le sorelle Maria e Anna (la più piccola vittima dell’orrenda strage) morirono, ma Cesira riuscì miracolosamente a salvare altre due sue sorelline, Adele e Lilia, e un altro bambino, Paolo Lencioni. La vicenda venne ricostruita accuratamente anche sulla scorta della sua preziosa testimonianza durante il processo a carico degli autori della strage a La Spezia davanti al tribunale militare. Cesira, vera ambasciatrice di pace, nel 2012 ricevette per il suo coraggio nel mettere in salvo i bambini la medaglia d’oro al merito civile. «Nel corso di un rastrellamento e del successivo feroce eccidio perpetrato dalle truppe tedesche, insieme alla madre, alle sorelle e altri vicini, veniva catturata e messa al muro ma, sebbene ferita dai colpi di mitragliatrice, riusciva a spingere le sorelle al riparo in una stalla retrostante – si legge nella motivazione dell’onorificenza conferita dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – successivamente, dopo avere tolto dalle braccia della madre uccisa anche la sorella neonata, le conduceva tutte in un luogo più sicuro, nei pressi del quale, pur nuovamente ferita dai militari in ritirata, individuava sotto un cumulo di cadaveri un bambino in tenera età ancora in vita, e lo traeva in salvo. Luminosa testimonianza di coraggio, ferma determinazione ed elevato spirito di solidarietà umana». Cesira si è spenta nei giorni scorsi. Un’altra testimone diretta ci lascia, e il nostro dovere oggi più che mai è tenere viva la Memoria di ciò che è stato, affinché non accada mai più. La ricorderemo, insieme alle sue sorelle, alla madre e a tutti quelli che quel giorno rimasero vittime di una ferocia inumana.