Insieme alla pandemia, niente preoccupa oggi l’opinione pubblica europea quanto il rincaro dell’energia.
La lotta per maggiori sussidi pubblici, oltre che per maggiori stoccaggi e acquisti comuni, è giusta e va condotta con determinazione. Ma se non si vuol fare del populismo a buon mercato bisogna aver chiare le ragioni di base del fenomeno. Il maggior produttore mondiale di gas naturale sono gli Stati Uniti con oltre 700 miliardi di metri cubi l’anno (in seconda posizione è la Russia con più di 600, seguono poi, tutti con meno di 200, Iran, Qatar, Canada, Norvegia e Arabia Saudita; infine, tra 75 e 100 mld di metri cubi annui ci sono Algeria, Turkmenistan e Indonesia; tra i primi 10 produttori mondiali di gas ci sono solo 4 Paesi democratici – Usa, Canada, Norvegia e Indonesia -, gli altri 6 sono retti da regimi autoritari, e questo è un problema ulteriore).
L’Europa, diversamente dagli Usa, produce solo il 9% del suo consumo di gas.
Gli Usa soddisfano con la produzione interna il fabbisogno nazionale e in più hanno margini per esportare. Come ricorda oggi Romano Prodi in un eccellente articolo sulle cause e le possibili soluzioni dello choc energetico in corso, questa differenza di fondo spiega in gran parte come mai in Europa oggi il prezzo del gas è sei volte superiore a quello del mercato statunitense.
Quanto al fortissimo aumento dei prezzi internazionali del gas negli ultimi mesi, le cause che pesano maggiormente sono legate al fatto che in parallelo a un’offerta in calo ( nell’ultimo trimestre del 2021 le forniture di gas dalla Russia sono state del 25% inferiori a quelle dello stesso periodo del 2020) si è assistito ad un netto balzo della domanda, principalmente originato dalle crescenti richieste di gas della Cina, che sta portando progressivamente avanti l’uscita dal carbone, e dal fatto che tra Germania e Francia sono chiuse ben 7 centrali nucleari che un anno fa erano aperte (3 chiusure definitive in Germania, che ha deciso anni fa di uscire gradualmente dal nucleare e dal carbone, e 4 chiusure temporanee per manutenzione in Francia).
Altra cosa che spiega bene Prodi è che mentre la soluzione di lungo periodo è la transizione verso le energie rinnovabili nel breve periodo l’unica possibile fonte di sensibile aumento di offerta sono i gasdotti che trasportano gas dalla Russia. I problemi di tensione politica che esistono su questo fronte sono ben noti, ma un accordo è in definitiva necessario e nell’interesse di entrambe le parti.