Sono stato a San Miniato, dove si è discusso del Genocidio del Popolo Armeno con Antonia Arslan, autrice del libro “La masseria delle allodole” che ispirò il film omonimo dei Fratelli Taviani uscito nel 2007.
Nel 1915-16 l’Impero Ottomano provocò la morte di un milione e duecentomila armeni cacciando un intero popolo dalle terre dell’Anatolia orientale in cui viveva da 3000 anni.
Gli armeni che sopravvissero ai massacri furono solo 600 mila.
Si trattò a tutti gli effetti di un genocidio.
Il primo dell’era moderna, perpetrato anche attraverso marce della morte, anticipatrici di quelle organizzate dai nazisti.
Il tutto ebbe luogo durante la prima guerra mondiale, nella quale gli Ottomani erano entrati nel novembre 1914, schierandosi con Germania e Austria contro Russia, Gran Bretagna e Francia.
In quel momento i vertici del potere a Istanbul erano occupati dal Sultano Maometto V e dal triumvirato dittatoriale militare noto come Governo dei Tre Pascià, gli esponenti dei Giovani Turchi Enver, Jamal e Talat, che nel 1908 avevano costretto il Sultano a concedere la Costituzione, e che furono le figure politiche dominanti della Turchia fino alla fine della prima guerra mondiale.
Il nemico per eccellenza della Turchia dei Giovani Turchi era la Russia.
Gli armeni vennero fatti oggetto di un progetto di annientamento in primo luogo perché falsamente accusati di tramare con la Russia imperiale (nei cui territori ricadeva l’Armenia propriamente detta) e di essere nemici interni della Turchia.
Fu una tragedia umana e politica di enormi proporzioni.
Di queste dolorosissime vicende Antonia Arslan ha parlato oggi in maniera commovente e straordinariamente coinvolgente, raccontando anche quante pressioni politiche e resistenze Paolo e Vittorio Taviani dovettero superare per concludere il film.