Dopo aver letto nelle ultime quarantotto ore una quantità impressionante di sciocchezze e di affermazioni drammaticamente superficiali e semplicistiche, ritengo che possa essere di una qualche utilità provare a fare il punto sulla questione Siria, non prima di aver detto che mi riconosco completamente nelle valutazioni del responsabile esteri del Pd Piero Fassino che qui allego
In Siria scorrono valanghe di sangue da più di sette anni, i morti sono già oltre trecentomila, è in corso da lungo tempo una tragedia umanitaria che dovrebbe dare i brividi a qualsiasi essere umano dotato di coscienza e di cuore. A causa dei bombardamenti di Assad protetto e appoggiato da Putin e dall’Iran un numero molto grande di persone ha perso la vita, le forze dell’Isis sono state sostanzialmente sconfitte col contributo determinante della Russia e dei curdi e tuttavia la fine della guerra intestina non pare prossima. Il Paese è diventato un terreno di scontro simbolico, propagandistico e militare tra due coalizioni internazionali, una comprendente la Russia insieme ai regimi sciiti di Iran e Siria, l’altra comprendente Israele e i Paesi sunniti sostenuti dagli Usa (e a fianco degli Usa in questi giorni si è schierata pure la sunnita Turchia che sì aveva partecipato al vertice a tre con Russia e Iran, ma che nondimeno è un Paese membro della Nato e ha tra i suoi obiettivi principali, oltre a quello di schiacciare i curdi, quello di contenere le maggiori potenze a egemonia sciita). Il raid chimico del 7 aprile che ha fatto decine di morti tra cui anziani donne e bambini a Douma non è il primo, ce ne sono stati di più gravi nel 2017 e in precedenza. Il regime siriano ha violato più volte gli impegni assunti in materia di ricorso alle armi chimiche nel 2013. L’attacco missilistico di Usa, Francia e Regno Unito di ieri notte, circoscritto e senza vittime, mira a stabilire il principio che non si può ricorrere impunemente all’utilizzo di armi chimiche. Ma è un attacco con non poche controindicazioni e non risolve nessuno dei grandi problemi sul tappeto anche se è stato definito appropriato e giustificato dalla maggior parte delle cancellerie europee, tra cui quelle che pur non mettendo minimamente in discussione la loro collocazione internazionale non hanno partecipato né parteciperanno ad azioni militari in Siria. È urgente, anzi urgentissimo, rilanciare l’iniziativa politica e diplomatica, che non avrà alcun successo se non riuscirà a indurre la Russia a bloccare Assad. Perché è nelle mani della Russia, e in parte dell’Iran, che sta la possibilità di far cessare la stragrande maggioranza delle atrocità commesse in territorio siriano, non solo dal regime alawita ma anche dai suoi oppositori. Per raggiungere questo risultato serve un’azione politica forte dell’Unione europea, dei Paesi della Nato, dell’Onu, benché si debba tener conto, se non vogliamo cadere in sterili ostentazioni di ipocrisia, del fatto che le Nazioni Unite sono per molti versi impotenti ad assumere scelte decisive in ragione del diritto di veto di cui dispone la Russia all’interno del consiglio di sicurezza, un’arma che è in grado di paralizzare qualsiasi deliberazione e che Putin in mancanza di rilevanti fatti nuovi ha tutta l’intenzione di continuare a far valere a tutela dell’alleato Assad. Quel che è certo è che senza una grande svolta politica e diplomatica che crei le condizioni per l’avvio di un serio negoziato tra Usa e Russia la pace in questa regione martoriata resterà una chimera perché senza una qualche intesa tra Washington e Mosca non si può sperare di arrivare a nessuna soluzione credibile e duratura della guerra civile siriana e dei giganteschi contrasti di interesse e di potere ad essa sottostanti. Né si riuscirà ad eliminare il rischio che Assad e i suoi protettori continuino a perpetrare carneficine e abusi di ogni tipo.